Alla luce del post precedente, l’informazione di Leonardo cronologia è illuminante, non solo in virtù del 153 d.C. che è identico, nella cifra, ai 153 “grossi pesci” del capitolo 21 di Giovanni, ma anche in relazione all’altra notizia che Leonardo dà: il Vaticanus come luogo di pessimo vino.
Invito adesso e caldamente il lettore a rileggersi il post di stamattina per comprendere bene il quadro generale in cui si versa quel pessimo vino, perché sin da subito la memoria avrebbe dovuto guidarmi a Cana, cioè al primo segno di Gesù che è inserito non nei sinottici, ma in Giovanni.
La leggenda, in questo caso, ha elaborato male il nucleo storico conservando la pessima qualità di un vino in luogo dell’acqua trasformata in vino, ma resta il fatto che tutto tradisce il primo segno, tutto rimanda a Giovanni.
Dunque abbiamo che:
il 153 d.C. fa il paio con i 153 grossi pesci
il palindromo evangelico Roma/amoR che è tipico delle Lettere di Giovanni
il vino come primo segno del suo Vangelo
Alla luce di tutto questo, Pietro, sorgono due domande:
Quelle ossa sono le tue o hai preso possesso della tomba?
Che ne è di Atti che mi ha sempre fatto ridere per quella situation comedy d’altissima scuola, perché dopo un gran parlare (At 2,14-41) esclami: “Guardaci!” (At 3,4). Cos’è quel paio che hanno guardato Giovanni e non l’oratore hanno compiuto quel miracolo di cui ti sei anche allora impossessato?
Oggi è un tema scottante il furto d’identità e temo che lo si debba alla tua scuola che per prima ha fatto sì che il discepolo che Gesù amava divenisse il tuo profilo pubblico grazie al quale, forse, sei tu adesso il discepolo che “Gesù amava”.
Un po’ come ne Il gladiatore dove si dice:
“Conoscevo un uomo di sani principi che amava mio padre e che mio padre amava…” ma “quell’uomo non c’è più”: hai fatto bene il tuo mestiere, tombarolo!