Devo di nuovo affidarmi a un post breve, non tanto perché non abbia tempo, quanto perché ormai la cornice del puzzle valdarnese è costruita e non rimane che inserire, via via, le singole tessere che comporranno il quadro definitivo.
Dell’Arno ne abbiamo parlato credo diffusamente, ma che ne è dell’Ambra, cioè il torrente che dà nome alla via dove ho abitato e che scorre sotto la finestra della mia casa natale a Levane? Il suo scorrere mi ha tenuto compagnia finché ho vissuto in quel paese e come ho detto conosco quel torrente a memoria sin sotto Bucine.
Se l’idronimo “Arno” rivela un’evidente radice tedesca, in ogni caso nord europea, che ne è dell’Ambra, mi sono chiesto. Vi dirò che avrei scommesso, ancor prima di consultare il dizionario etimologico, su Amber, voce di origine germanica come Arno e ho vinta quella scommessa perché il dizionario proprio questo scrive: Amber, voce germanica.
Ecco allora che se due idronomi rivelano (non posso assolutamente scrivere “tradiscono” dal momento che fanno l’esatto contrario: confessano) entrambi una radice tedesca, tutto il Valdarno sarà certamente disseminato di vestigia linguistiche, talvolta riferite ai fiumi; tal’altra ai luoghi o a semplici lemmi, ma state certi che indagando a fondo riveleranno anche il Lago del Valdarno ancora presente durante la dominazione longobarda (circa VI-VIII secolo) che fu quanto di più lontano dal Pleistocenico.
Io con mezzi assolutamente risicati e una scarsissima preparazione filologica (un ginnasio e un liceo ormai quarantennali) ho fatto centro due volte su due fiumi analizzati. Cosa possono esperti onesti se non compiere il miracolo e riportare in vita un lago assassinato che grida ancora vendetta?