Un post brevissimo in ossequio all’adagio che consiglia di battere il ferro finchè caldo. Ricordo che nel post dedicato alla sottrazione dei valori ghematrici di υἱὸς e τέκκνος ci siamo momentaneamente dimenticati di dire che non si tratta solo di ghematria ma di storia, in particolare cronologia.
I valori che lì abbiamo indicati riconducono, infatti, al 486 a.C.; al 471 a.C. e al 15 a.C. Il primo e l’ultimo sono interessanti perchè il blog da sempre indica la data dell’eclissi descritta dal VAT 4956 nel 486 a.C. e non nel 567 a.C. Quindi in ballo c’è un’intera cronologia, perchè quel 486 a.C. ha una genesi lunghissima tanto da coinvolgere, per esempio, ma solo per esempio, l’intera cronologia di 1-“Re.
Se sottraiamo 486 al 15 a.C. otteniamo 471, cioè la somma degli anni necessari per raggiungere il 15 a.C. partendo dal 486 a.C. la ghematria di τέκκνος non a caso indica 471 perchè da υἱὸς (figlio, Ap 12,5) si giunge al τέκκνος, sempre figlio e qui sarebbe davvero interessante per la dottoressa Chiara Barilli indagare come mai la cronologia faccia questa distinzione, parlandoci dell’υἱὸς prima di Cristo e del τέκκνος dopo.
Forse è nella storia, nella sua cronologia la ragione della diversità lessicale e non sta a noi investigarla: noi possiamo solo evidenziarla e considerare che da un piano strettamente storico si giunge ad uno anagrafico, come se tutto dipendesse dalla dimensione: universale l’una; storica, particolare anagrafica l’altra. E magari queste due accezioni si nascondono nell’υἱὸς e nel έκκνος.
Buon lavoro