L’affascinante mondo delle sette coppe di Apocalisse spesso è stato ridotto, ahinoi, a simbolo, dimenticando persino che il simbolo, come quello del passaggio a livello, nasconde una solida e, nel caso del treno, dura realtà (insomma, il treno prima o poi passa e son dolori se stai amoreggiando sui binari).
Come son dolori quelli descritti dalla prima coppa, perchè essa provocherà un’ulcera dolorosa e maligna agli adoratori dell’immagine della bestia, immagine che noi conosciamo.
Noi vogliamo dare maggiore concretezza al simbolo di cui solo in lontananza abbiamo udito il fischio (del treno, s’intende) e accedervi, come di consueto, grazie al fantastico mondo della ghematria, la ghematria di ἕλκος πονηρός (ulcera maligna) che è 515 che, se ridotto a un calendario, indica il 515 a.C., ossia il falsissimo anno della dedicazione del secondo tempio indicato dalla cronologia ufficiale e non dalla nostra, che assume, a un secolo di distanza, il 418/419 a.C.
Inoltre abbiamo già incontrato quel 515 a.C. quando per gioco abbiamo scritto Mossad in greco (Μοσσαδ) e ottenuto di nuovo 515, definendo, di conseguenza, il Mossad guardiano della menzogna, quello che forse censisce e sradica l’eresia della verità.
Mi rendo conto che così scritta la faccenda sa troppo di caso, ma noi sinora non abbiamo contestualizzata la lettura ghematrica di ἕλκος πονηρός ed è giunto il momento di farlo citando la prima coppa
Allora udii dal tempio una gran voce che diceva ai sette angeli: «Andate e versate sulla terra le sette coppe dell’ira di Dio»
Il primo andò e versò la sua coppa sulla terra; e un’ulcera maligna e dolorosa colpì gli uomini che avevano il marchio della bestia e che adoravano la sua immagine.
Come potete facilmente capire, la lettura ghematrica, parlandoci del falso tempio, non ci conduce in un versetto difficilmente conciliabile con essa, perchè si parla non solo della voce che esce dal tempio di Dio, ma anche degli adoratori dell’immagine della bestia, dunque quasi al suo tabernacolo, dove i suoi fedeli si esercitano nella sua adorazione.
L’averci condotti, la lettura ghematrica, al falso tempio conferma appieno il versetto che ci parla, proprio perchè tempio, di adorazione e dunque tutto ciò non è assolutamente fuori contesto, anzi, lo spiega alla perfezione, tanto che non poteva essere nulla di diverso.
Ecco allora che la prima coppa, almeno stando alla causa e agli effetti, esce dall’alveo, talvolta stretto, del simbolo per farsi storia, assumendo un significato ben diverso da quello sinora proposto, tanto da rendere persino credibile quell’ulcera che svelerà “i pensieri di molti cuori” (Lc 2,35), come il treno in arrivo che fa fuggire l’amante dall’auto chiusa a chiave, lasciandovi lì, soli, sui binari.